Patto welfare: le critiche del terzo settore bergamasco

In occasione dell’incontro dell’11 settembre con l’Assessore Boscagli numerose organizzazioni di terzo settore del territorio di Bergamo hanno presentato un documento di analisi e forte critica della proposta di Patto per il welfare regionale.

Si è svolto l'11 settembre l'appuntamento bergamasco della serie di incontri territoriali svolti dall'Assessore regionale alla Famiglia Boscagli per presentare la proposta di Patto per un nuovo welfare.

Nell'occasione è stato consegnato un documento che porta in calce le firme di Confcooperative Bergamo, Legacoop Bergamo, CGIL, CISL, Fondazione Angelo Custode, Associazione San Giuseppe, Associazione Disabili Bergamaschi, Forum delle associazioni di volontariato socio sanitario bergamasco, UILDM Bergamo, ACRB, CBI, Primo Ascolto Alzheimer, Associazione Cure Palliative, AISM Bergamo, LILT, Forum Bergamasco delle Associazioni Familiari, FAND e UNEBA.

Una iniziativa che ha comunicato in modo trasparente ed efficace le preoccupazioni, le analisi e le critiche di una parte molto significativa e trasversale del mondo del terzo settore bergamasco per il presente ed il futuro del welfare lombardo.

Una critica che mette innanzitutto in luce il metodo che ha portato all'approvazione della delibera di proposta del "Patto": "Segnaliamo in particolare come all'interno del nostro territorio non vi sia stata alcuna azione, nessun incontro organizzato dalle strutture territoriali indicate dalla Regione stessa come i capisaldi territoriali della consultazione."

Ma non è tanto la modalità di lavoro a preoccupare le organizzazioni bergamasche quanto la constatazione di intravedere nella proposta "così come nelle ultime azioni della Regione Lombardia (…), un tentativo di tagliare i costi, comprimendo i diritti, piuttosto che di riprogettare un articolato sistema di politiche di welfare".

Nel merito del documento l'attenzione viene posta su alcuni punti:

Innanzitutto si ribadisce la necessità di mantenere al centro dei sistemi di protezione sociale la persona, ed in particolare la persona fragile, laddove invece il documento regionale pone come primo principio per il nuovo modello di welfare la centralità della famiglia.

La scelta di passare "dall'offerta alla domanda" si sta traducendo in un passaggio radicale ad un sistema di erogazione di voucher con "il risultato finale che il sistema lombardo si tradurrebbe in un insieme standardizzato di offerte rigide nelle quali il cittadino si trasformerebbe in un consumatore, spesso poco consapevole e disorientato."

Un rischio aggravato dall'incremento di adempimenti burocratici e di standardizzazione richiesti agli enti gestori, che favorirà soggetti di grandi dimensioni e con il forte rischio di scollatura dal territorio. Il futuro sembra quindi prevedere la disgregazione della rete di offerta costruita negli anni in provincia di Bergamo grazie dal dialogo ed al confronto sociale.

"Il nuovo welfare lombardo, così come viene enunciato nella Delibera, presuppone l'annullamento di qualunque livello decisionale territoriale. (…). Nello stesso modo sono espropriati tutti gli attori sociali operanti sul territorio; ad essi non rimane, nella migliore delle ipotesi, che il compito esecutivo."

Infine, ma non certo per ultimo, le organizzazioni di terzo settore bergamasche lamentano come il diritto di cittadinanza e qualsiasi riferimento ai livelli essenziali di assistenza siano i grandi assenti dalla proposta del "Patto" per prevalere una logica dove al riconoscimento del bisogno consegue la sola attribuzione di trasferimenti monetari.

La richiesta finale è semplice.

"Chiediamo quindi al Governatore Formigoni una azione decisa per recepire queste nostre indicazioni"

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