Sergio Silvotti, presidente della Fondazione Triulza, prende spunto dalle parole di Franco Bomprezzi sul sito del Corriere, per avviare una riflessione sul lavoro che le organizzazioni di Terzo settore devono compiere in vista di Expo 2015.
Ringrazio Franco Bomprezzi per il suo articolo pubblicato su Corriere.it (Un mondo senza disabilità?)
Nel testo viene citata, con forme assolutamente lusinghiere, la costituzione della Fondazione Triulza e, soprattutto, viene proposto un approccio a cui ci siamo riferiti nel percorso che abbiamo compiuto fino a oggi e che dovremmo esplicitamente considerare e dichiarare centrale come principio ordinatore del nostro impegno.
Il pezzo denuncia un sentimento di sconforto prima ancora ancora che di denuncia, per l'assenza assoluta di attenzione alla condizione delle persone con disabilità nel protocollo che le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto nei giorni scorsi con Società Expo.
L'idea che ci si possa dimenticare di qualcuno e che la "distrazione" possa essere, se non una giustificazione, quantomeno una scusa per spiegare perché per esempio il protocollo siglato da sindacati e società Expo nemmeno citi la questione del lavoro delle persone con disabilità è inaccettabile, ma va capita perché rischia di essere un'idea guida.
Nasce dal considerare un "di più" l'attenzione ai diritti di tutte le persone, a partire da quelle più fragili, la tutela dell'ambiente, la giustizia sociale anche nell'organizzare un'esposizione universale che trova in questi temi le sue radici. "Di più" come sinonimo di "superfluo", in altri termini: i discorsi seri possono, se non devono, prescindere da quei temi e soprattutto con le conseguenze che impongono allo sviluppo organizzativo e alla realizzazione di Expo 2015.
Ciò coerentemente con la squallida inversione di priorità fra contenuti e condizioni per lo sviluppo e la rappresentazione dei contenuti che ha portato fino a oggi a considerare il tema Nutrire il Pianeta Energie per la Vita come un pretesto per poter ragionare su cemento e infrastrutture invece che condizioni, strumento, per la migliore rappresentazione e lo sviluppo del tema.
Rendere evidente e sostenere con rigore un approccio che fa di quei temi, e quindi di quelle attenzioni, le fondamenta non solo dei programmi di attività ma delle stesse condizioni di fattibilità della partecipazione del terzo settore alla prossima esposizione universale è la sola risposta credibile a questa nuova versione della "banalità del male".
L'azione della Fondazione Triulza non può prescindere da questa analisi per la natura e gli interessi delle stesse organizzazioni che gli hanno dato vita, ma ciò non è ancora sufficiente: è necessario raggiungere l'obiettivo di accreditarla come linea di condotta dell'organizzazione e realizzazione complessiva di Expo 2015.
È questo un modo chiaro ed efficace per descrivere i compiti e le funzioni per cui abbiamo deciso di costituire con decine di soci una fondazione per giocare questa sfida.
Buone cose e buon lavoro
Sergio Silvotti
Presidente di Fondazione Triulza