Riforma Terzo Settore: le osservazioni del Forum Lombardia

Forum Terzo Settore Lombardia offre il suo contributo di riflessione e proposte in merito alle Linee guida per la riforma del terzo settore, raccogliendo e mettendo a disposizione pubblica i documenti elaborati dalle singole organizzazioni regionali.

Quanto segue è la sintesi dei confronto tenutosi all'interno delle organizzazioni aderenti o delle consulte -collegamenti e coordinamenti tematici o nei Forum territoriali della Lombardia sulle linee guida per la riforma del terzo settore promosse dal Governo il tredici di maggio 2014. Le analisi e valutazioni così prodotte si sono incontrate nell'assemblea del Forum del Terzo Settore – Lombardia il ventotto di maggio. Il testo che segue rappresenta una prima sintesi del dibattito tenutosi in quell'occasione e viene proposto come introduzione all'insieme dei contributi dei singoli Enti, che vengono allegati a questo articolo.
Come si preciserà anche di seguito si è inteso così partecipare attraverso il Forum nazionale all'interlocuzione con il Governo sulle linee guida e contemporaneamente stimolare una riflessione fra le organizzazioni di terzo settore della Lombardia finalizzata a concentrare l'attenzione sui principali nodi del complesso iter di questa azione riformatrice -a partire dalle linee guida per arrivare alle disposizioni applicative- e allo stesso tempo favorire una riflessione sugli aspetti su cui la riforma non si sofferma e sulle sue prospettive.
Preferiamo proporre questo testo, a costo di qualche semplificazione, adottando un approccio schematico.
Di cosa si occupano le linee guida
Di una riforma delle leggi che riguardano il terzo settore o dei compiti e delle funzioni che le organizzazioni di terzo settore potrebbero assumere nella riforma del welfare del Paese?
In ogni caso non ci sembrerebbe proprio parlare di "riforma del terzo settore": sono eventualmente le stesse organizzazioni e le loro strutture di collegamento e rappresentanza che possono in autonomia porsi un simile obiettivo. Sentiamo il bisogno di aprire rapidamente un cantiere in questa direzione e crediamo che le autorità di governo nazionale e regionali possano dare positive sollecitazioni in tal senso: è tra i compiti e le funzioni fondamentali del Forum promuoverlo e favorire la partecipazione effettiva delle organizzazioni.
Cosa si propone la riforma
Rispondere a un'esigenza di aggiornamento della normativa esistente, e nel caso a necessari e urgenti interventi correttivi o riparatori, o identificare un orizzonte e una strategia di sviluppo per il terzo settore cui orientare l'azione riformatrice?
Questi due assi di lavoro non sono evidentemente in alternativa: un riordino del quadro normativo esistente è premessa necessaria, anche se non sufficiente, all'inquadramento di un orizzonte di riforme per promuovere lo sviluppo del nostro mondo. Ricollegandoci al passaggio conclusivo del paragrafo precedente è per iniziativa autonoma delle nostre realtà che può essere inquadrato l'orizzonte in cui inserire le strategie di sviluppo; ciò a partire da un'azione di riordino che resta comunque una necessità di per sé. In entrambi i casi rimane ovviamente determinante il ruolo che eserciteranno sia il Governo sia le Regioni e in particolare la capacità che avranno le parti di portare avanti entrambi i percorsi all'interno di un rapporto trasparente e costruttivo.
Come già affermato ci sono evidenti i rischi di un approccio schematico nel proporre questa nostra riflessione e ce ne scusiamo. Ciò premesso possiamo premettere che pur non mancando nell'introduzione alle linee guida importanti elementi di prospettiva, nella declinazione dei nodi su cui intervenire questo rispetto ci sembra venir meno e il testo che ne risulta è una elencazione puntuale di criticità dell'attuale normativa, su cui è comunque urgente e importante intervenire, ma senza un'esplicita (e ci sembra neanche percepibile) cornice di senso.
C'è un'evidente sovrapposizione fra due temi correlati ma distinti: come favorire lo sviluppo del terzo settore, inteso come fattore di innovazione per la vita politica, economica, culturale e sociale e come procedere nella riorganizzazione del sistema delle risposte ai bisogni sociali.

Che il terzo settore possa, e anzi desideri, contribuire alla riforma dell'attuale modello di welfare non vuol dire che il sistema delle risposte ai bisogni sociali sia il suo esclusivo ambito di intervento. Vista dalla nostra prospettiva questa sovrapposizione porta a un'impropria identificazione fra il tutto e una sua parte.
Le organizzazioni di terzo settore sono l'espressione (allo tesso tempo lo strumento e il risultato) dell'autonoma iniziativa dei cittadini che scelgono di impegnarsi nella cura dei beni comuni e la promozione del bene comune. Lavorano per la promozione della coesione sociale così come della cultura, per la tutela dell'ambiente così come del patrimonio artistico e culturale, per i diritti dei più deboli così come dei popoli del mondo. Sono organizzazioni diverse per natura, per riferimenti culturali, per i campi su cui concentrano la loro azione. Il tratto che hanno in comune è la risorsa che costituisce la parte più preziosa del loro patrimonio ciò che costituisce anche il loro principale fattore di produzione e iniziativa: l'energia che deriva dall'iniziativa dei cittadini che autonomamente decidono di investire per lo svolgimento di attività di interesse generale. Ed è la logica partecipativa che caratterizza le nostre esperienze organizzate che ne permette il pieno dispiegarsi.
Le linee guida si concentrano da una parte sulle criticità di alcune leggi di settore al fine di trovare le adeguate soluzioni e ciò è senz'altro un'intenzione positiva; dall'altra prendono in considerazione compiti e funzioni degli enti impegnati nella costruzione del sistema delle risposte ai bisogni sociali come esigenze del terzo settore tout court. Il rischio di questa confusione è adottare politiche di sviluppo poco o per nulla efficaci (un film peraltro già visto).
Va contemporaneamente tenuto presente che così ci si dimentica le organizzazioni che non hanno scelto il sociale come principale terreno di intervento e così perdere preziosissime esperienze di tutela dell'ambiente e di custodia del patrimonio artistico e culturale, di cooperazione fra i popoli e di promozione del benessere per tutti e di stili di vita consapevoli. Esperienze che rappresentano uno strumento fondamentale di promozione sociale e un insostituibile fattore di rafforzamento della coesione sociale.
In questo quadro le sottolineature puntuali proposte dagli aderenti vanno innanzitutto a verificare la completezza dell'elenco di criticità su cui ci si propone di intervenire. Questa verifica, come viene più precisamente argomentato da quei documenti, porta a una valutazione sostanzialmente positiva del programma di lavoro che ci propongono le linee guida. Come dicevamo questo è un impegno utile e proficuo che rischia però di rimanere un incompiuto, un'occasione persa, se non è completato da una fase due dell'azione riformatrice che recuperi gli obiettivi di più ampio respiro
Per esemplificare cosa intendiamo entriamo nel merito del testo. Avremmo preferito una più chiara esplicitazione del senso che ha l'intenzione di riformare il titolo secondo del libro primo del codice civile per cancellare del tutto la logica concessoria del riconoscimento della personalità giuridica agli enti di tipo associativo. Un intendimento che condividiamo soprattutto se indirizzato a superare completamente e in modo esplicito l'impianto con cui il Codice Civile, per le note origini storiche e culturali, guarda a tanta parte del nostro mondo.
Poter contare su enti dotati di autonomia patrimoniale vuole dire poter far leva su capacità ed energie più adeguate ad affrontare il passaggio da welfare state a welfare comunitario ma ci chiediamo se non sarebbe stato meglio completare questo indirizzo con un più esplicito tentativo di aggiornamento del sistema di relazioni fra terzo settore, mondo del credito e mercato.
Allo stesso modo avremmo preferito una più chiara collocazione dell'istituto dell'impresa sociale nel nuovo sistema di attori necessari a mettere in gioco effettivamente le energie della cittadinanza attiva; ciò è necessario non solo per il sistema delle risposte ai bisogni sociali ma anche, per esempio, per il settore culturale, della formazione e l'emergente mercato della green economy.
È infine evidente quanto potrebbe essere di stimolo per tutti i settori dove gioca un ruolo importante l'attivazione di atteggiamenti e comportamenti responsabili da parte dei singoli cittadini stabilizzare le misure di sostegno economico e finanziario per il terzo settore. Ciò deve tradursi innanzitutto nel dare certezza alla disponibilità dei cittadini ad impegnarsi autonomamente per la cura dei beni comuni. Non è riduttivo collegare queste attitudini esclusivamente alla promozione di più funzionali meccanismi di connessione fra domanda e offerta in campo sociale, senza un riferimento a un quadro più ampio lo strumento dei voucher non rischia di produrre un'inversione logica fra finalità e strumenti?
Proporre un nuovo paradigma in cui le politiche pubbliche poggiano su tre punti (Stato mercato e terzo settore) alternativo a quello tradizionale (bipolare con Stato e mercato) che peraltro ha mostrato a livello globale la sua assoluta insufficienza è una prospettiva ambiziosa che non solo ci convince ma che riteniamo necessaria e urgente. Per affermarlo crediamo non siano possibili scorciatoie: è sicuramente necessario fare pulizia dei molti nodi critici delle normative di settore; ma è contemporaneamente necessario adottare tutte quelle misure che possono favorire il contributo dei cittadini, singoli o associati, alla vita pubblica e rimettere in asse, su queste basi, i meccanismi che regolano il rapporto fra le esperienze e gli investimenti delle realtà di terzo settore e quelli del Pubblico e del mercato
Queste crediamo siano questioni vere e sulle quali è necessario aprire un confronto: uscire da una logica nella quale l'amministrazione pubblica si rivolge a cittadini passivi è condizione necessaria perché le riforme auspicate possano essere comprese e quindi pienamente efficaci. Ci sentiamo di ribadire che sarebbe dannoso un rallentamento del percorso proposto: non c'è tempo da perdere e bisogna passare quanto prima ad approntare le soluzioni ai diversi nodi critici che le linee guida elencano.
In questo senso i richiami specifici, quasi fuori busta, alla re-istituzione dell'agenzia del terzo settore e al sostegno dell'istituto del servizio civile volontario saranno due importanti banchi di prova.

Per l'Ufficio di segreteria del Forum del Terzo Settore – Lombardia
Sergio Silvotti, Giambattista Armelloni, Lella Brambilla, Francesca Paini e Giovanni Merlo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *