Alla c.a.
Alessandra Locatelli
Assessore Politiche Sociali, Famiglia, Disabilità, Pari Opportunità
Regione Lombardia
e
p.c.
Giovanni Daverio
Direttore Generale
Claudia Moneta
Vicedirettore
Davide Sirone
Marco Coerezza
Dirigenti
Milano, 1 febbraio 2021
Sintesi intervento della portavoce Valeria Negrini all’incontro del Tavolo permanente del Terzo Settore convocato nel pomeriggio di venerdì 29 gennaio.
Rinnoviamo il benvenuto, già anticipato con lettera nelle scorse settimane, all’Assessore Alessandra Locatelli, così come un saluto al DG Daverio e ai dirigenti Moneta, Sironi, Coerezza.
Nella lettera inviata abbiamo sintetizzato alcune questioni che vorremmo fossero poste da subito al confronto con l’Assessore, confronto che chiediamo ed auspichiamo sia costante e dia il giusto peso e riconoscimento a quelle organizzazioni, quali il FTS Lombardia, che rappresentano già una sintesi di non poche istanze e proposte elaborate al proprio interno dalle diverse realtà che lo compongono.
Una delle prime considerazioni positive che ci sentiamo di condividere è l’aver registrato come, con il nuovo Assessore, vi sia stata una ricomposizione di deleghe prima suddivise in un modo da noi ritenuto dispersivo e improduttivo; questa ricomposizione aumenta sicuramente il lavoro e la complessità del nuovo assessorato, ma crediamo ne aumenti anche il peso politico da agire nella relazione con l’Assessorato al Welfare a partire dal percorso di revisione della Legge di Riforma del sistema sanitario lombardo (legge 23/2015) e nella ripartizione delle risorse economiche tra “sanitario” e “sociale e socio-sanitario”.
Ci soffermiamo in questa riunione del Tavolo, su 3 macro questioni di sistema, lasciando alle singole organizzazioni oggi presenti di rappresentare problematiche e visioni specifiche e settoriali.
1) la pandemia ha funzionato come una sorta di svelamento, ha squarciato un velo evidenziando bisogni cui non ci si può più sottrarre. Ha messo allo scoperto nodi irrisolti del sistema di welfare, anche di un sistema avanzato quale quello lombardo.
Da un lato è indispensabile, per poter programmare al meglio l’utilizzo delle risorse, approcciare le questioni che si vogliono problematizzare avendo a disposizione dati aggiornati e il più possibile completi (es. Rapporto sulla povertà educativa illustrato nella giornata del 22 gennaio da OpenPolis, ha reso evidente come la programmazione regionale debba tenere in forte considerazione le diversità territoriali).
In generale crediamo serva un cambio di passo, un diverso approccio che tenga conto dell’efficacia o meno di quanto fatto fino ad oggi da Regione Lombardia e sappia introdurre cambiamenti all’altezza delle sfide che ci attendono nei prossimi anni.
La logica del trasferimento monetario, da sola non basta; serve investire sui servizi e su quei progetti in grado di rispondere non solo ai bisogni materiali ( per i disabili, anziani, minori e famigli, la prima infanzia, etc…) ma capaci anche di arginare lo sfilacciamento dei rapporti sociali, di contrastare la solitudine e l’abbandono delle persone, delle famiglie, dei giovani e degli adolescenti, soprattutto di quelli che non vengono intercettati dai servizi pubblici; capaci di rinsaldare e produrre rapporti di solidarietà all’interno delle comunità.
Serve quindi investire risorse anche per costruire e consolidare reti solide, stabili, plurali nei territori.
2) “consolidare” le reti perché la pandemia dovrebbe aver prodotto anche nei decisori pubblici la consapevolezza di come il Terzo Settore (spesso visto solo come stampella nelle emergenze e come mero erogatore di servizi) sia stato (e lo sia da tempo, in verità) ben altro! In sintesi è il soggetto in grado di organizzare in modo efficace ed efficiente la prossimità sul territorio per tutti coloro che ne hanno bisogno (che siano conosciuti o meno dai servizi sociali). Il Terzo Settore non ha quindi solo braccia e gambe, ma ha testa, competenze, esperienza, pensieri e idee, capacità logistiche e capacità di visione e di coinvolgimento.
Queste esperienze e questo patrimonio non vanno dispersi; dipende certo dal lavoro che sapremo fare come FTS regionale insieme ai Forum territoriali, ma dipende anche dalla scelta dell’Assessorato, che noi auspichiamo sia quella di veder riconosciuto anche all’interno di atti normativi e regolatori il ruolo del TS, ma soprattutto il ruolo delle reti di terzo settore. Un esempio sarà la prossima triennalità dei PdZ 2021-2023 che nella DGR 4111/2020 vede il 2021 giustamente come “anno di transizione”.
E’ importante che nelle Linee Guida trovino posto e declinazione gli strumenti di costruzione partecipativa, collaborativa tra reti del TS e P.A.; strumenti che, riconosciuti elettivi dal livello regionale, convincano e premino gli Ambiti che intenderanno procedere secondo queste modalità nell’organizzare servizi e interventi sociali sui loro territori.
Se quindi riteniamo corretto dare maggiore flessibilità nell’utilizzo delle risorse agli Ambiti, che essendo prossimi al territorio, sono meglio in grado di orientare il loro impiego rispetto alle necessità, vanno invece declinati a livello regionale con estrema chiarezza i principi normativi e gli indirizzi atti a far sì che i luoghi della programmazione locale non siano puramente formali o peggio ancora “fittizi”.
L’art. 55 del D.Lgs 117/2017 e la sentenza n. 131 della Corte Costituzionale offrono ormai riferimenti normativi solidi e certificano, oltre ogni ragionevole dubbio, che l’interesse generale non è esclusiva competenza e responsabilità dell’attore pubblico.
Questa forte alleanza territoriale, sollecitata e sostenuta dal governo regionale, è/può essere il luogo nel quale convergono anche altre risorse: non solo quelle regionali, quelle dei Comuni, ma anche quelle degli stessi Enti di Terzo Settore (intercettate ad es. dai bandi ex art. 72 del D.Lgs 117/2017) e le risorse delle Fondazioni Comunitarie.
Queste reti plurali, solide e riconosciute, possono anche proporsi come protagoniste nell’attuazione di alcune sfide descritte nel PNRR all’interno del più ampio programma della Next Generation EU.
3) I temi e le questioni poste al punto 1 e 2, unite all’entrata in vigore nei prossimi mesi del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), insieme alle sfide e alla complessità introdotte per gli ETS dalla Riforma, necessitano a nostro avviso di un rafforzamento ed implementazione delle funzioni e della struttura operativa regionale, che, oltre ad adempiere a tutte le azioni previste dall’entrata in vigore del RUNTS, possa elaborare, suggerire piani e proposte da adottare per:
– rafforzare e sostenere le capacità e competenze degli enti;
– favorire e anzi sollecitare la collaborazione fra enti del terzo settore, affinché quelli più attrezzati possano sostenere chi lo è meno;
– favorire e sollecitare la collaborazione degli enti del terzo settore con la Pubblica Amministrazione per assumere il comune impegno di favorire l’attivazione dei cittadini e delle comunità nella cura dei beni comuni.
Una struttura, un ufficio, che investendo anche su analisi, studi e ricerche consentano a Regione Lombardia di capire più precisamente come cambierà il Terzo Settore e, soprattutto, come cambieranno i suoi rapporti con il contesto.
Questo per capire su chi e cosa potranno contare le persone, le comunità, i territori, gli Enti Locali per affrontare i loro problemi.
Una struttura rafforzata quindi che dialoga, non certo in via esclusiva, ma certo in via prioritaria con le reti plurali di rappresentanza a livello regionale (come è il FTS) e con le reti di servizio regionali (CSV.net) e che possa poi anche interfacciarsi, a seconda dei temi/questioni con altri attori strategici quali ANCI Lombardia e le Fondazioni di Origine Bancaria (in primis Fondazione Cariplo).