Nuove province,e città metropolitana. Quali spazi di partecipazione?

Nei giorni in cui le nuove province e la Città metropolitana di Milano prendono forma, il Forum Terzo Settore Lombardia ritorna sulle questioni poste nell’incontro del 21 maggio a Milano. Cosa può diventare la città metropolitana? Che effettivi problemi si possono generare in ambito sociale e sanitario? Quale ruolo avrà il terzo settore?

A cura di Francesca Paini

La legge istitutiva della città metropolitana nasce informata da un sentimento per certi versi 'antipolitico' (ad esempio nell'attribuire ruoli di responsabilità istituzionale svolti a titolo gratuito) ma nelle sue intenzioni si ricollega ad un disegno dell'Unione Europea che valorizza il ruolo di sviluppo delle grandi città marcando la fine dell'enfasi sul ruolo delle Regioni e tornando a porre al centro da un lato lo Stato e dall'altro le città ed i comuni aggregati.

Questo processi è in atto complessivamente nei paesi sviluppati: è una tendenza al decentramento che richiede aggregazione delle periferie perché sono troppo frammentate per poter gestire il potere delegato. Dove queste aggregazioni non sono esplicite, avvengono in modo carsico: una delle forme sottaciute riguarda ad esempio la costituzione di grandi soggetti gestori come le multiutility (a Milano A2A o ATM, ad esempio,) che nei fatti aggregano enti in funzioni sovracomunali.

La città metropolitana quindi consente di gestire in modo integrato i servizi di interesse generale del territorio allargato (trasporti, rifiuti, energia, …) ma anche le relazioni istituzionali, fino al livello europeo.

Si aprono allora alcune questioni
– Cosa può diventare la città metropolitana?
– Che effettivi problemi si possono generare in ambito sociale e sanitario?
– Quale ruolo avrà il terzo settore?

La città metropolitana può diventare:
– Luogo di studio e ragionamento, collettore di dati per le agende politiche: è un ruolo nobile e necessario
– Una grande agenzie di pianificazione per le grandi politiche concentrando le gradi spese di investimento e lasciano delegate quelle correnti
– Luogo di aggregazione delle spese correnti diventando agenzia di committenza
– Agenzia di promozione che gestisce le utility di cui diviene proprietaria.

Il modo in cui si riflette sull'acqua o i trasporti dice di qual è l'idea che sta prendendo piede sulla città metropolitana: se la pensiamo come luogo di condivisione o di isolamento. Questa prospettiva si riflette anche sul welfare. Quale che sia la funzione che la città metropolitana sceglierà di avere, le altre saranno comunque agite da altri ruoli. Il rischio che non dobbiamo correre è che la città metropolitana diventi in contenitore vuoto.

In ambito sanitario e sciale ci sono alcune questioni che devono orientare il dibattito:
– Il 30% della popolazione con malattie croniche leggere consuma il 70% delle risorse. I bisogni che hanno afferiscono a:
o Il reclutamento precoce
o Linee guida terapeutiche definite
o Verifiche delle terapie per tempi molo lunghi.

Queste sono funzioni cruciali che consumano molte risorse e che gli ospedali non sanno svolgere. Dobbiamo quindi inventare per 3 milioni di lombardi (1,5 dei quali nella città metropolitana) una nuova geografia dei servizi.

– Dei 3 milioni di lombardi sappiamo nome, telefono e indirizzo. Siamo in condizione di andare a cercarli e di agire in logiche di prevenzione per tenerli in salute.
– La spesa sanitaria pubblica si attesta sui 18 miliardi, oltre a 6/7 miliardi di spesa privata. Esiste il rischio che la spesa sanitaria privata non governata distragga la spesa pubblica facendo interventi inutili delegittimando nel percepito il sistema pubblico.
– Il sociale è meno pianificato del settore del sanitario: il 75% delle risorse è in mano ai privati, basti pensare all'assegno di accompagnamento. Meno del 50% della spesa sociale è entrato negli Uffici di piano: quello che fa concentrare la spesa in soggetti aggregati è la capacità progettuale.
– La capacità di dare sostegno a minori ed invecchiamento è la questione che sollecita maggiormente il sistema. A esempio le badanti sono una risposta per certi versi eccessiva ad un bisogno di cura, mentre ci sono questioni (ad es. il bisogno informativo) che restano scoperte. In generale più una famiglia ha bisogni di cura meno è coerente con i nostri servizi.

Il terzo settore che ruolo può avere? La precondizione per sedersi al tavolo dell'area metropolitana è avere un dimensionamento coerente.

Ora i casi sono diversi:
– Può apportare dati, partecipare alle analisi, proporre letture e sostenere la ricerca: tutte cose di cui c'è molto bisogno
– Può occuparsi di pianificazione non perché progetta o finanzia, ma perché svolge funzione di advocacy. In questo caso però non può fare anche il produttore di servizi.
– Può essere produttore, e allora è utile che costituisca grandi soggetti o reti o che erogano prestazioni

Il terzo settore sceglierà non compatto una o l'altra possibilità, ma si deve clusterizzare in modo chiaro e non essere trasversale mantenendo comunque un apporto non riparativo.

Il problema è di natura negoziale: quali sono le organizzazioni capaci di una lettura aggregata dei problemi da generare programmazione? L'agenda la fa chi sa leggere la realtà e concorre a processi anche regolamentandoli.

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